martedì 8 marzo 2011

Possiamo essere ottimisti?

In alcuni paesi europei la considerano estinta, semplicemente non c'è più. Il che è un fatto tragico perchè l'architettura ha sempre parlato italiano. La Spagna ha avuto una grande ripresa negli anni '90, la Germania è afflitta da un razionalismo un po' esasperato, l'Inghilterra è empirica, non ha grandi idee. E poi c'è l'Italia, che nel dopoguerra e fino agli anni '80 era vivace e poi si è bloccata negli anni '90 per tangentopoli, un evento paralizzante che ha fermato tutto, terrorizzazndo le committenze pubbliche preoccupate di incappare in guai giudiziari di ogni tipo. C'è stata infine la devastante legge Merloni, antidoto ai mali della corruzione, ma essa stessa male supremo. Cosa possono fare i giovani architetti con la legge Merloni? Ormai si può parlare solo di concorsi internazionali in cui i giovani sono fatti fuori a meno che non stringano abbracci mortali con vecchi tartufi di tangentopoli che hanno accumulato pacchetti di titoli, fatturati etc...
Quindi che succede? Un giovane per poter lavorare si deve attaccare alla coda di un pescecane, o mettersi in un'associazione di molti professionisti, diciamo le cose come stanno. Ormai fa fede il fatturato, o le attrezzature che si posseggono, come se fossero garanzia di qualità. Per questo la vedo malissimo, non esiste più in Italia, e non solo in Italia, la condizione per la buona architettura che è frutto di passione individuale e rapporto solidale dell'architetto con il committente. Quel commitente che di rapporto solidale non vuole nemmeno sentire parlare, delegando ogni rischio alle coperture assicurative che a loro volta pretendono garanzie sufficienti.
Come può nascere bellezza da tutto ciò? Siamo tutti impegnati a produrre immagini virtuali per concorsi spesso virtuali, una vera e propria attività sostitutiva di quella della costruzione. Questo rischia di segnare l'estinzione dell'architettura in Italia.

Francesco Venezia, Nature, 2011